Produttori Francia

Sotto-categorie

  • André Heucq

    Acqua, Aria, Terra e Fuoco. Il riferimento riportato in etichetta ai 4 elementi naturali anticipa la filosofia guida dell’azienda: rispetto per l’ambiente in ogni fase produttiva, certificazione biologica e conduzione biodinamica dei vigneti. Padre e figlia, Alexandre e Fanny Heucq sono la quarta generazione di famiglia a Cuisles, piccolo villaggio di 150 abitanti nel cuore della Vallée de la Marne caratterizzato da un microclima e un suolo unici: piogge meno frequenti e forte presenza di argilla verde che conferisce grande mineralità e trattiene l’acqua al pari del gesso. Un Terroir raro e naturale, perfetta alchimia per la maturazione del Pinot Meunier con ottima potenzialità di invecchiamento.

  • Bernard Fleuriet

    I fratelli Benoît e Mathieu, figli di Bernard, sono punti di riferimento a livello agronomico sul territorio e svolgono consulenze per aziende di primissimo piano. Da anni hanno sposato la viticoltura biologica nelle loro 35 parcelle di vigneto distribuite su 25 ettari di proprietà. I terreni misti con prevalenza di silex, caillotes e terre bianche, permettono di assemblare vini di grande complessità ed eleganza, viva espressione del terroir di Sancerre.

  • Chateau de Rougeon

    Château de Rougeon è una tenuta di famiglia da 6 generazioni situata sulla Côte Chalonnaise nel comune di Bissey Sous Cruchaud uno dei più antichi villaggi vinicoli della Borgogna. Il castello di Rougeon esiste da più di 200 anni e i vigneti che circondano il castello, sulle cime delle colline, godono di un'esposizione, terroir e clima ottimali. Questa combinazione ideale permette ai vitigni di affermare appieno la propria identità Nel 1839 Claude Ozanon acquistò il castello di Rougeon. Suo figlio Charles Ozanon è un botanico di fama mondiale ed ha piantato, sperimentato e lavorato con vitigni americani dopo l'invasione della fillossera sui tralci della tenuta. Il figlio di Carlo, Henri, creatore delle Appellations d'origine, mise radici al castello e suo nipote Joseph Bouchard, direttore dell'azienda vinicola della famiglia Bouchard Père & Fils, ha assunto la gestione dell'azienda nel 1980 e Dominique Bouchard è stato a capo dell'azienda. Tra l'ammodernamento delle attrezzature, l'impianto di nuove viti e l'attuazione del rigore ambientale, la tenuta ha subito un vero rinnovamento. Oggi i diversi vitigni possono rispecchiare appieno la diversità dei terroir, dalle sabbie grossolane su rocce granitiche alle marne argillose-calcaree. La tenuta è di oltre 10 ettari, sono piantati 4 vitigni: Aligoté, Chardonnay, Pinot Noir e Gamay.

  • Domaine de Beaumont...

    Mathieu Cosme è un vignaiolo-rugbysta, che vivrebbe perennemente fra i filari. Conduzione biodinamica, lavoro del suolo a cavallo, fermentazioni spontanee (persino nel Brut, si usa per la seconda fermentazione in bottiglia il mosto dell’anno successivo), continua ricerca di purezza espressiva dello Chenin. Entusiasmo, passione, amore per il territorio sono percepibili in ogni parola e gesto se passate a trovarlo. Noizay si trova pochi chilometri a Est di Vouvray, con le vigne che guardano a distanza la Loira e più da vicino un suo piccolo affluente, La Cisse. Un patrimonio vitato, quello coltivato da Mathieu, con ceppi centenari e un’età media che va da 40 a 60 anni a seconda delle parcelle. In particolare la porzione aziendale di Les Enfers è isolata e protetta da un boschetto, e pertanto Mathieu ne va particolarmente orgoglioso potendola curare senza preoccuparsi di ciò che fanno i vicini alle loro viti.

  • Domaine des Carabiniers

    Magali e Fabien sono ormai la quarta generazione della famiglia Leperchois a produrre vini a Roquemaure, nella cantina ricavata dalle ex scuderie che ai tempi della presenza papale in zona (siamo dall’altra sponda del Rodano rispetto a Chateauneuf du Pape, ma vicinissimi in linea d’aria e con il medesimo terroir) ospitava i cavalli delle guardie. Fabien fa vini di mirabile integrità e di leggiadria controcorrente in zona, fermentati e affinati in vasche di cemento, risultato di un lavoro biodinamico (certificato Demeter) in vigna e in cantina, dove ogni processo avviene per caduta. Il patrimonio viticolo dei Leperchois è qualcosa di quasi commovente: vedere le vecchie viti ad alberello strappare nutrimento al di sotto dei sassi bianchi detti lauses a Tavel o dei ciottoli arancioni noti come galets roulès a Lirac, dà la misura di quanto sia complicato fare viticoltura qui, e di quale sia la ricchezza sotterranea che le piante sono costrette a cercare.

  • Domaine Des Pères de...

    Châteauneuf-du-Pape è uno dei pochi posti al mondo che vanta una tradizione viti-vinicola secolare. Nel 1305 la sede papale venne spostata da Roma ad Avignone e Châteauneuf venne eletta a residenza estiva dei Papi. Viticoltori da quattro generazioni, oggi vini di Serge Gradassi e sua nipote Laetitia, hanno una forte impronta tradizionale. Lo Châteauneuf può essere prodotto con ben 13 vitigni, ma quelli presentati da Serge (simpaticissimo vigneron eallenatore di rugby) hanno sempre una base importante di Grenache perché, come egli sostiene, “la Grenache est la tradition”.

  • Domaine de Valmengaux

    Valmengaux è la storia di di una coppia di audaci viticoltori (Béatrice e Vincent Rapin) che hanno scelto di costruire questa tenuta nel 2000 sui dolci pendii di Vérac piantati con viti di età compresa tra 30 e 70 anni su terreni argillosi-calcarei ben drenati. E' la storia di un'altra coppia di neo-vignaioli, Valérie e David VALLET, appassionati di vino, che danno continuità a questa tenuta di 4 ettari, ancora biologica, con il supporto dei loro predecessori; è la storia dei 50 amici che hanno reso possibile questa nuova avventura attraverso un raggruppamento vitivinicolo, "Les Amis de Valmengaux": un'ambizione condivisa: fare vini di piacere, di emozione, he esprimano il meglio che il terroir e le viti hanno da dare, non quello che la chimica vorrebbe far loro dire. Dalla terra alla bottiglia così in vigna come in cantina, l'approccio è lo stesso: creare le condizioni favorevoli al corretto sviluppo delle uve e del mosto che ne deriva nel rigoroso rispetto del disciplinare biologico che vieta l'uso di diserbanti sintetici e insetticidi. Se la certificazione è avvenuta nel 2012, le pratiche biologiche erano già state applicate sin dalla creazione della tenuta con una limitazione del numero di grappoli per ceppo per una migliore concentrazione di zuccheri e aromi in ogni chicco. Limitare per distribuire meglio, aerare meglio e ridurre il rischio di sviluppo di funghi/marciumi. Un circolo virtuoso dunque con fermentazioni naturali, provocate solo dai lieviti contenuti sulla buccia degli acini e nell'atmosfera della cantina. Maturazione per 18 mesi in cantina a temperatura e umidità regolate da pozzo canadese. La dimensione e l'età delle botti (12 e 20 hl), botti di legno e orci (o anfore, 500 e 900 l) patinano i vini senza snaturarli.

  • Domaine Denis Fouquerand

    La Rochepot è un villaggio di 300 abitanti alle spalle diChassagne Montrachet. Per la tranquillità e la quiete che si respirano sembra di essere distanti anni luce dai celebri cru presi d’assalto dai selfie degli enoturisti. Qui risiede da sempre  la famiglia Fouquerand. Oggi Laurent continua la vocazioneagricola tramandata da generazioni di antenati. I vigneti in regime biologico sono curati in modo maniacale. Les Hautes Côtes stanno vivendo una momento di grande rilancio, i vini schietti e di impatto immediato che produce Laurent ne sono la riprova. Autenticità e genuinità che ci riconcigliano con la Borgogna.

  • Domaine Joubert

    Marcel Joubert è un’istituzione vivente e una figura determinante per le vinificazioni naturali nell’area del Beaujolais. Un grande maestro, oltre che uno dei soli sei produttori a essersi meritato il rispetto necessario per poter prendere in affitto alcuni appezzamenti della vigna storica di Jules Chauvet, nella quale vinifica il più importante dei suoi vini. L’azienda è ora in mano alla figlia Carine, la quale prosegue il lavoro ispirato del padre. Le vinificazioni e gli affinamenti avvengono in modo molto empirico, in vecchie botti grandi o in cemento senza preclusioni. I vini sono espressione pura del territorio, polposi e di grande personalità, puntano sul frutto e sulla dinamicità di beva, senza nessun additivo o coadiuvante, solforosa inclusa. L’azienda ha parcelle sparse nelle denominazioni più importanti, ma il cuore dell’azienda è a Brouilly, zona che dona vini più generosi in frutto ed estrazione. Le vigne hanno un’età media altissima, con punte oltre i 100 anni.

  • Domaine Pierre Amiot...

    Dal 1980 i fratelli Jean Louis e Didier Amiot curano insieme l’azienda di famiglia nei luoghi sacri del Pinot Noir. Vignerons schietti, cordiali, poco social, amano le giornate trascorse tra i filari. I loro vini dritti e verticali reggono egregiamente nel tempo e hanno sempre bisogno di quache anno di bottiglia per esprimersi al meglio. Come loro sono apparentemente austeri, ma possono regalare grandi emozioni a chi sa leggerli e aspettarli.

  • Domaine Pierre Martin

    Pierre fa parte di quella giovane generazione attorno ai trent’anni che un po’ ovunque nel mondo vinicolo europeo ha preso in mano l’azienda paterna per darle un nuovo impulso verso maggior qualità, maggior naturalità e maggior legame col territorio. Ecco quindi la conversione al biologico, la ricerca della purezza espressiva dei propri cru con le fermentazioni spontanee a contrastare qualche deriva internazionale del Sancerre, la cura meticolosa prima di tutto della vigna. Il Domaine è costituito da 17 ettari quasi interamente a Chavignol, nei cru più prestigiosi quali Les Monts Damnés. Il vasto anfiteatro del Monts Damnés lascia a bocca aperta quando lo si guarda dall’alto. Una meravigliosa distesa verde in una conca naturale. Le vigne sono ripide, percorse da rampe di pioli di legno interrati per meglio facilitare il lavoro dei vignaioli. Qui la matrice kimmeridgiana è evidente semplicemente prendendo a caso un sasso dal terreno e spezzandolo per guardare gli strati di fossili marini depositatisi nei millenni.

  • Domaine Schaller

    La famiglia Schaller ha origini contadine e la coltivazione della vite è sempre stata affiancata alle altre colture. Da quando il timone dell’azienda è passato nelle mani dei fratelli Camille e Laurent, il vino è diventato l’elemento centrale del ciclo produttivo. Le vigne si sviluppano sulle splendide colline che circondano il villaggio di Préhy.

  • Garnier et Fils

    Due fratelli, Jérome e Xavier, con le idee molto chiare su che interpretazione dare dello Chablis. Fermentazioni spontanee, malolattiche svolte senza inoculo di batteri, cura in primo luogo della vigna, vini che rispecchino sia l’andamento delle annate sia le caratteristiche dei Cru di provenienza, ricercando la vena acida e minerale tipica della denominazione senza rinunciare però alla polpa. Il territorio dello Chablis si innesta in gran parte su un terreno kimmeridgiano, ricco di fossili marini, in una linea ideale che lo congiunge da un lato con Sancerre, dall’altro con il sud della Champagne, dove ritroviamo la stessa matrice. Al kimmeridge si intersecano anche zone argillo-calcaree, soprattutto per quanto riguarda le vigne della denominazione generica. Ligny è il comune più a nord dell’intera denominazione, dove viene prodotta buona parte delle uve destinate allo Chablis base, provenienti anche da Maligny e Villy.

  • Champagne Chardonnet...

    Il 50% dei 6 ettari di proprietà si trovano nella Côte des Blancs, ad Avize, dove si produce esclusivamente Chardonnay, il restante 50% (Pinot Noir) nella Vallée du Surmelin, a Colles-lès-Condé nei pressi della Vallée de la Marne. Una Maison a carattere tipicamente familiare dove schiettezza e genuinità rappresentano valori dai quali non si prescinde. Qualità che si riscontrano anche nei vini, semplici ed autentici. Lionel, affabile e simpatico patron coordina i vari processi produttivi, con lui la moglie Valérie. Sorprendente la capacità dimantenere sempre alto e costante il livello qualitativo.

  • Champagne Cordeuil...

    Gilbert Cordeuil e la figlia Erlande mandano gioiosamente avanti questa piccola realtà familiare, bio da sempre, ma dalla vendemmia 2016 anche certificata tale, che da quasi 50 anni ha deciso di iniziare a imbottigliare in proprio dopo aver a lungo venduto alla cooperativa vitivinicola locale. Il risultato sono degli Champagne piuttosto unici che possono spiazzare ed entusiasmare allo stesso tempo. La grande prevalenza di Pinot nero e le altissime acidità dell’uva vengono mitigate da una permanenza sui lieviti di molto superiore a qualsiasi della stessa tipologia, tanto che sin dalla cuveè di ingresso ci posizioniamo con circa 10 anni di sosta sui lieviti, persino superiori nei millesimi. Il risultato è una bevuta al tempo stesso complessa, potente e molto verticale, lontanissima dall’idea burrosa dello Champagne di lunghissimo affinamento. Il segreto di tutto è nel territorio: l’Aube è forse la parte più affascinante e selvaggia della Champagne, quasi un pezzo di Borgogna che si protende a Nord per donarci degli Champagne a base Pinot nero meno potenti di quelli della montagna di Reims ma più taglienti. Noë-les-Mallets si trova incastonata a metà frale due “Bars” (Sur Seine e Sur Aube), in uno scenario senza tempo, solcato dai ruscelli e dall’indeterminatezza dello spazio circostante. I Cordeuil hanno 5 ettari, di cui 4 di Pinot nero, ma non si fanno mancare nemmeno una piccola componente di Pinot bianco e naturalmente di Chardonnay.

  • Champagne Elodie D.

    Dalla vigna al bicchiere”, un mantra per Elodie Desbordes. Nel 1997 rileva dalla madre il timone della Maison che da 80 anni viene gestita da sole donne. Elodie ha adottato a fine anni ’90 i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica: concimi organici, inerbimento, seminativi, manutenzione del terreno con cavalli e basse rese sui 9 ettari di proprietà (15 parcelle). I vigneti sono dislocati sulla Montagne de Reims, regno del Pinot Noir, e principalmente sul 1er Cru “Vignoble d’Écueil” dove resistono ancora piante a piede franco.

  • Champagne Michel Marcault

    Francis, Patricia, il figlio Julien con la moglie Fleurian sono i titolari di questa sorprendente azienda familiare nata a metà degli anni ‘60 immediatamente con l’identità da recoltants manipulants. Pochi fronzoli, molta pulizia e idee chiare e maniacali (operazioni di cantina per caduta, vinificazione rigorosamente parcellare, affinamento dei vini di riserva con metodo Solera, rendimenti molto inferiori a quelli previsti dal disciplinare) sono alla base dei loro Champagne di grande purezza ed eleganza, da una zona ingiustamente sottovalutata. I vigneti sono situati a Barbonne-Fayel, uno dei villaggi più importanti della Côte de Sezanne, zona dove le grandi maison vengono spesso a “far la spesa” per la qualità degli chardonnay. Ma il grande vantaggio dell’azienda è avere una parte di vigneto di proprietà anche nel Vitryat, un angolo di paradiso della Champagne più fuori traccia. Da queste parti gli chardonnay spiccano per una mineralità insindacabile, ai livelli delle zone vocate della Côte de Blancs – e nella Côte de Bars, dove coltivano parte del loro Pinot Noir. A stupire, infine, è la coerenza delle loro cuvée, progressivament esempre più complesse e con maggiore affinamento sui lieviti, ma con al centro sempre un’idea di bevibilità assoluta.

  • Louis Nicaise

    I giovani Laure Nicaise e il marito Clèment, sono da anni nell’élite dei piccoli champagne de vigneron. Questo grazie a un lavoro sempre più lucido e di grande personalità di Clément, il quale ha fatto pratica da Anselme Selosse ed ha trovato da subito la chiave dei suoi vini in una grande pulizia, in un timbro ricercato ed espressivo e in una qualità impressionante delle basi spumante risultato di vinificazioni monoparcellari. Conducono 9 ettari tutti in Premier Cru a Hautvillers salvo una parte di Chardonnay Grand Cru a Chouilly, con cura maniacale dei propri vigneti, da cui hanno eliminato erbicidi e pesticidi. Entusiasmo, passione e talento tradotti in Champagne di grande personalità. La stampa francese li ha accolti come le nuove stelle della Champagne. Hautvillers è il villaggio della cui abbazia Dom Perignon curava le vigne, e pertanto è nota come la culla dello Champagne. Il panorama su Epernay e lo scorrere della Marna, la varietà dei suoli, lo chardonnay su terreni calcarei, il pinot nero sugli scisti, il pinot meunier su suolo argillocalcareo, permettono ai vitigni di esprimersi nelle migliori condizioni.

  • Michel Rocourt

    Semplici, naturali e autorevoli: sono così Florence Rocourt (figlia di Michel) e suo marito Damien e sono così i loro vini. Meglio una giornata in campagna piuttosto che una fiera di settore o un party. A Le Mesnil-sur-Oger, nel cuore della Côte de Blancs, il sottosuolo gessoso raggiunge la massima concentrazione e compattezza con una ricca presenza di fossili. Una composizione che apporta potenza, equilibrio e finezza ai vini che qui si producono. Le piante dei Rocourt hanno in quest’area un’età media di 50 anni. Nei comuni classificati 1erCru di Vertus e Villeneuve, si lavora il corpo più nutrito della proprietà, con vigne di 35 anni.

  • Champagne Servaux Fils

    A Passy sur Marne, tipico villaggio circondato da pendii nel cuore della Valle della Marna, Martine e Pascal Serveaux, insieme ai loro figli, coltivano con passione la ricchezza naturale del loro terroir di 15 ettari. Coltivano tre varietà di Champagne, Pinot Meunier, Pinot Nero e Chardonnay. Capiscono perfettamente le loro diverse trame e questo si manifesta nella qualità del loro vino. Tutto l'anno, al ritmo delle stagioni e con ogni condizione atmosferica, curano in modo diverso ogni ceppo, permettendo alle uve di svilupparsi al massimo, anche durante la pigiatura, dalla comparsa del primo germoglio alla vendemmia finale a fine estate... Fanno tutto questo con metodi rispettosi dell'ambiente.

  • Jean-Paul Schmitt

    Jean-Paul Schmitt a Scherwiller, in Alsazia, gestisce un unico, grande vigneto di famiglia di otto ettari, adagiato sulle pendici del Rittersberg, chiamato anche “La Montagna dei Cavalieri”. Questo terreno esposto a sud est gode di un microclima particolarmente caldo e secco, ha una piovosità media annua di 600 mm d’acqua, dalle 1750 alle 1800 ore di sole e la sua struttura geologica è composta da graniti più o meno profondi: tutte condizioni perfette per la qualità assoluta ricercata dall’azienda. Le regole non scritte di Jean-Paul, atte a comprendere, rispettare ed esaltare questo patrimonio eccezionale impongono rese molto basse (38 hl/ha), una politica biologica di lotta alle malattie della vite, la valorizzazione della flora autoctona, l’uso di un cavallo per la lavorazione dei vigneti più vecchi e il solo utilizzo di lieviti naturali in fase di vinificazione. La filosofia “bio” è quindi alla base di ogni operazione svolta in vigna e in cantina, in un percorso delineato che prosegue di anno in anno, come attestano la certificazione Ecocert ottenuta dal domaine nel 2015 e la successiva certificazione Demeter per la produzione biodinamica.

  • Philippe Tessier

    Philippe Tessier è uno dei principali alfieri della valorizzazione di un vitigno presente in Loira dal 1500 e fino a qualche anno fa quasi sconosciuto in Italia: il Romorantin, mattatore unico della denominazione Cour-Cheverny. Dal 1981 ha rilevato le redini dell’azienda dal padre, conducendola in biologico oramai da vent’anni, e ricercando sempre la qualità e l’espressione dell’annata come filo conduttore del proprio lavoro. Philippe produce tre etichette a denominazione Cour-Cheverny, di cui siamo orgogliosi di presentare le due secondo noi più interessanti. Cheverny è uno di quei luoghi in cui quando arrivi ti chiedi cosa gli manchi: borgo medievale strepitoso, castello, boschi attorno, la Loira a una manciata di chilometri. Sicuramente non mancano le vigne, che crescono in un microclima influenzato sia dalla Loira sia dalle vicine foreste di Sologne e Chambord. Il terreno ha tre diverse matrici: silicio-argilloso, silicioargillo-calcareo e ghiaie su sedimenti marini.

  • Ultreia

    Ultreïa!

    Ovvero, “avanti con coraggio, fino alla meta”.Il progetto di Baptiste Gazeau nasce da questa espressione latina di gioia ed incoraggiamento che veniva rivolta ai pellegrini durante il Cammino di Santiago. Limoux è una delle tappe del percorso francese e qui Baptiste, figlio d’arte di famiglia di vigneron dal 1860, ha scelto di puntare tutto sulle bollicine Champenoise. Seriamente, con lunghe permanenze sui lieviti rispetto alla quasi totalità dei vini di questa appellation. Dosaggi bassi per vini di territorio e vibranti di freschezza.

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