Come moltissime aziende dell’area del Chianti Classico, Montecalvi ha una storia quasi millenaria (che proveremo a raccontare sinteticamente) ed una modernità fatta prima di nuovi investimenti, con l’arrivo negli anni ‘80 della famiglia Bolli e dal 2017 di una proprietà australiana. Inglobata nell’anticosistema della mezzadria, la cantina produce vino sin dal 1400 sotto la tenuta del Castello di Uzzano, un tempo di proprietà di Niccolò da Uzzano, politico fiorentino legato ai Medici. Saltando avanti di sette secoli, il nuovo titolare James Drake, coadiuvato dalla gestione commerciale di Jacqueline Bolli, guida la recentissima svolta e decide di affidare il progetto a Tim Manning, da ormai un ventennio winemaker molto apprezzato da queste parti, prima a Riecine, poi da Il Borghetto e ora deux ex machina di Montecalvi e di altri progetti di cui sentirete molto parlare. Se le prime vendemmie curate da Manning raccontavano già un cambio di direzione stilistica, soprattutto sul Sangiovese, sempre più improntato al dinamismo e alla fragranza espressiva, è stato l’assaggio in vasca della 2019 a convincerci delle grandissime potenzialità del loro Chianti Classico. La grande conferma in bottiglia ci ha convinto totalmente: un millesimo felice, interpretato sul connubio più proficuo che può dare il vitigno, quindi carnoso e profondo da una parte, gioioso e dalla grande finezza dall’altro, scarico al colore e di grande bevibilità. La cantina - 4 ettari in biologico - è situata nella sottozona di Greve in Chianti, con i vigneti Montecalvi e Le Terrazze dedicati soprattutto al Sangiovese.